Chi Sono

La mia riflessione teorica si è snodata in oltre venti anni di impegno serio e costante dedicato ad approfondimenti guidati e riconosciuti, relativi alle più importanti teorie della mente e dell'intervento di aiuto.

Negli anni di formazione e nei tirocini mi sono impegnata nella osservazione e nella discussione di casi clinici individuali e familiari, ho seguito in questo percorso terapie focalizzate dedicate alla gestione dello stress e dell'ansia ed ho collaborato con soddisfazione ad alcuni progetti orientati al benessere psichico; così nel servizio pubblico con bambini ed adolescenti, con famiglie e nelle scuole, mi sono potuta rendere conto delle difficoltà e dei disagi concreti vissuti dagli utenti; così nei gruppi di lavoro con neurologi e psichiatri ho affinato la mia discriminazione diagnostica; così ho condiviso le esperienze di pazienti residenziali ed ho colto le possibilità della cura.

Un genuino interesse per la psicologia e per le materie umanistiche sostanzia i miei interessi e la mia professione, cosa che negli anni di studio e di impegno in campo clinico mi ha dato la possibilità di conoscere i molteplici aspetti del disagio psichico, operando poi concretamente nelle diverse età della vita, affinando nel tempo le conoscenze, le tecniche e la sensibilità clinica.

Preferito è rimasto nel tempo il mio interesse per le teorie psicodinamiche del profondo che intervengono a spiegare le relazioni umane toccando inoltre il delicato tema del rapporto terapeuta-paziente. Seguendo questa mia inclinazione, dopo la laurea, ho frequentato la scuola quadriennale di specializzazione ed ho conseguito il diploma riconosciuto dall'ordine professionale che mi permette di esercitare la psicoterapia.

Nel contesto descritto, resto debitrice di alcuni insegnanti che ho avuto la fortuna di ascoltare, per l'impegno che hanno portato avanti con generosa passione, profuso nella giusta direzione, quella vigile e critica rispetto alle teorie ed alle tecniche di intervento. Si mantiene in me, non solo come obbligo dovuto professionalmente, ma vivo nella mente, il desiderio e l'impegno di aggiornamento e di confronto, la volontà di riflettere sul mio operato esplorandone con attenzione la sostenibilità scientifica e multidisciplinare.

Attualmente la mia proposta professionale si realizza nell'accogliere, nell'ascoltare e nell'impegnarsi ad aiutare, nel campo psicologico e nella psicopatologia; questo nella chiarezza di obiettivi concreti e possibili, con interesse e responsabilità; con la puntualità dovuta a chi si avvicina al sostegno, alla diagnosi ed eventualmente alla cura, con la sua intelligenza ma anche con affidamento, con speranza e con la fiducia che spesso si ripone nell'intervento del professionista.

Avendo ad oggi raggiunto una esperienza decennale nell'aiuto psicologico e psichico, conoscendo a fondo contributi teorici attuali nell'ambito psicodinamico e familiare, ho in mente di portare con il mio intervento un percorso flessibile e creativo, centrato sulle reali esigenze del cliente, focalizzando e concentrando gli argomenti dei colloqui anche in percorsi mirati o brevi, quando questo potrebbe risultare fruttuoso per la persona e possibile dal punto di vista deontologico.

Ove consigliabile, la proposta specifica di psicoterapia sarà condotta ed orientata secondo il modello psicoanalitico relazionale, questo fa capo a Stephen Mitchell (1946-2000) e segue la tradizione post-freudiana riferita ad importanti autori che si sono occupati delle dinamiche psichiche da un punto di vista teorico e nel campo clinico.

Secondo questo punto di vista, l'esperienza vissuta, le emozioni che si presentano e le riflessioni che ne conseguono si soffermano certamente su aspetti storici della vita del paziente (famiglia di origine, traumi vissuti, ricordi e sogni) ma si indirizzano anche ed in particolare, alle relazioni attuali della persona, della coppia e della famiglia.

Per quanto detto, il lavoro clinico si soffermerà sulle emozioni contingenti, sui vissuti e sulle paure, anche in relazione a quanto accade nello specifico del momento terapeutico.

In questo percorso la riflessione messa in campo e la cura risultano infine un intervento attivo realizzato in una proficua collaborazione tra paziente e terapeuta; un percorso che richiede un impegno in prima persona di chi chiede l'aiuto e che si snoda man mano in un lavoro congiunto del quale in ogni caso il professionista resta giustamente responsabile e garante.

La presa in carico ed il successivo lavoro di psicoterapia che pur prevedono una attenzione iniziale dedicata al sintomo (depressione, ansia, panico e quanto altro), si concentreranno al più presto sulle dinamiche relazionali del paziente, in un colloquio che fluisce man mano; così il discorso sul sintomo sperimentato verrà gradualmente lasciato indietro a favore di una riflessione sulle emozioni, sugli aspetti psichici, sui vissuti e sulle relazioni che nel dialogo congiunto paziente-terapeuta si chiariranno.

In questa analisi della relazione il paziente prenderà coscienza delle modalità emotive ed affettive con cui si avvicina agli altri, ci rifletterà, si pronuncerà su queste e troverà attivamente altre strade per portare avanti i suoi rapporti personali e sociali e per esprimere in modo utile affetti e desideri.

La coscienza dei propri schemi interni e le nuove possibilità promosse dal lavoro terapeutico potranno dare all'individuo e alla coppia la possibilità di raggiungere importanti consapevolezze, mettendo in campo i cambiamenti desiderati nella propria esistenza.

L'intenzione è quella di costruire con il paziente e per il paziente un modo più adatto di entrare nelle relazioni personali ed intime, ma anche lavorative e sociali, sperimentando nuovi modi per esprimersi; potrà accadere (ci auguriamo che accada!) di abbandonare gradualmente i vecchi schemi quando questi dovessero risultare infine responsabili del disagio.

Nel percorso descritto, pur avendo inizialmente bisogno di aiuto, il paziente lavora e si sente attivo ed acquisisce una responsabilità personale nella gestione delle proprie emozioni; si tratta di un "sapere" che gli permetterà, una volta lasciato il terapeuta, di orientarsi emotivamente e razionalmente, con maggiore sicurezza, anche quando avrà finito il suo percorso di cura. Si scioglie qui il frequente timore della dipendenza dalla terapia e dal terapeuta. Mi piace ricordare l'osservazione acuta di una mia insegnante che sottolineava come nella vita si diventa autonomi ed adulti all'interno di una iniziale dipendenza.

Nella stessa ottica in un discorso di sostegno o prevenzione sarà possibile migliorare le proprie relazioni affettive o lavorative e di conseguenza la propria vita.

La centralità clinica e teorica resteranno centrate sul soggetto (sia questo un individuo, una coppia o una famiglia) e sulle relazioni messe in atto, in un percorso di ricerca e di nuovi apprendimenti che andranno a prevenire o ad affrontare i i disagi, ma anche a valorizzare talenti, sensibilità, risorse emotive e culturali di ciascun individuo.

Fiore

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Aurora Franceschelli

Aurora Franceschelli

Aurora Franceschelli

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